Agosto

1 Agosto

- 1 Agosto 1774: Joseph Priestley, un prete inglese con un grande interesse per la scienza, scoprì e produsse per la prima volta l'ossigeno elementare.

L'esperimento con cui riuscì a fare questo è divenuto celebre: usando una lente di ingrandimento concentrò i raggi del sole su un campione di ossido di mercurio, dal caratteristico colore rosso, e vide che si sviluppava un prodotto gassoso. Nel tentativo di caratterizzare il gas eseguì alcuni dei test maggiormente impiegati all'epoca: respirò il gas per sentirne l'odore, espose una candela al gas notando che la fiamma bruciava con più vigore, ed infine costrinse un topo a respirarlo osservando come questo diventasse più attivo.

Sebbene la scoperta fosse di grande rilevanza le conclusioni non furono altrettanto rivoluzionarie: Priestley era infatti profondamente convinto di aver ottenuto solamente “l'aria deflogisticata”; all'epoca si riteneva infatti che tutte le sostanze bruciassero a causa di un componente in esse contenuto: il flogisto (letteralmente “fiamma”). Questo veniva rilasciato nell'aria durante la combustione e, una volta che questa ne era satura, non si poteva bruciare più nulla; ecco come veniva giustificato lo spegnimento di una candela in un recipiente chiuso. In quest'ottica, pertanto, era più che ragionevole dedurre che un'aria “deflogisticata” avrebbe potuto assorbire più flogisto e quindi fare in modo che una candela bruciasse più a lungo.

A conclusione del suo lavoro Priestley esclamò inoltre: “nessuno può dire se questo gas diventerà in futuro un bene di lusso. Finora solo io e due topi abbiamo avuto il privilegio di respirarlo.”

In realtà già un mese prima Carl Scheele a Uppsala, Svezia, aveva ottenuto l'ossigeno, soltanto che l'editore a cui aveva mandato il manoscritto non fece nulla per pubblicarlo fino al 1777. La scelta del nome ossigeno (che significa “generatore di acido”) si deve invece ad Antoine Lavoisier che contribuì, tra le altre cose, a distruggere definitivamente la teoria del flogisto.

16 Agosto

- Uno degli strumenti che frequentemente un giovane chimico incontra durante le sue prime esperienze in laboratorio è il Becco di Bunsen, un piccolo bruciatore a gas che, regolando la quantità di aria che va a comporre la miscela combustibile-comburente, consente di ottenere fiamme dal carattere riducente oppure ossidante.

Il nome è legato a quello del chimico tedesco Robert Bunsen che, modificando una precedente versione progettata da Michael Faraday, lo perfezionò fino ad ottenere uno strumento dalle caratteristiche di funzionamento simili a quelle delle versioni moderne.

Bunsen dedicò una vita allo studio della chimica e le numerose scoperte che ne derivarono, assieme ai molteplici aneddoti che lo riguardano, lo hanno reso una celebrità in questo campo; un esempio di questa dedizione fu lo studio dei composti dell'arsenico che gli costò l'uso dell'occhio destro. Spesso i derivati dell'arsenico sono velenosi ed accompagnati da un caratteristico odore pungente, fu così che lo scienziato costruì una maschera collegata ad un lungo tubo posto fuori da una finestra in modo da poter respirare in totale sicurezza durante il lavoro; tuttavia non considerò che alcuni di questi composti innescano esplosioni spontanee, specie in presenza di aria asciutta, e fu così che uno dei campioni esplose distruggendo la maschera e ferendolo ad un occhio.

Si racconta inoltre di Bunsen come di un uomo estremamente pignolo: volendo determinare il contenuto di berillio all'interno di un campione minerale, dopo una serie di trattamenti e filtrazioni ottenne un precipitato solido dal cui peso sarebbe risalito al contenuto dell'elemento; sfortuna volle che una mosca atterrasse sulla preziosa sostanza e prendesse il volo poco dopo con una parte di essa tra le zampe. Il chimico tedesco allora non si perse d'animo e dopo aver ricevuto il cadavere dell'insetto, recuperato dai suoi studenti, lo cremò in un crogiolo di platino, isolò l'ossido di berillio dai resti e corresse con la quantità così ottenuta il risultato dell'analisi.

Da una collaborazione con il fisico Gustav Kirchhoff nacque lo spettroscopio, uno strumento che, sfruttando le diverse colorazioni ottenute riscaldando varie sostanze alla fiamma del Becco Bunsen lo portò, tra l'altro, a scoprire due nuovi elementi: il rubidio ed il cesio.
Bunsen è scomparso il 16 Agosto 1899.

25 Agosto

- Il “ciclo di Krebs”, conosciuto anche come “ciclo dell'acido citrico”, rappresenta uno dei punti cardine del metabolismo di degradazione dei carboidrati, dei grassi e delle proteine in CO₂ e H₂O con formazione di energia.

Per la scoperta di queste reazioni, e del ruolo svolto da esse all'interno dell'organismo, Hans Adolf Krebs, biochimico e medico tedesco, fu insignito nel 1953 del premio Nobel per la medicina.

Curiosamente la prestigiosa rivista Nature in un primo momento scartò l'articolo in cui lo scienziato riportava i dettagli relativi alla scoperta appena fatta e ne descriveva il processo. Nella lettera inviata dalla rivista, mostrata in seguito da Krebs ai giovani studenti e ricercatori come incoraggiamento, si può leggere:

14 Giugno 1937 - L'editore di Nature fa i suoi complimenti al Dr. H. A. Krebs e si rammarica perché, avendo già testi a sufficienza per riempire le colonne di Nature per sette o otto settimane, non è al momento in grado di accettare alcun manoscritto per l'eccessivo ritardo con cui verrebbe pubblicato.
Se per il Dr. Krebs tale ritardo non rappresenta un problema, l'editore è pronto a conservare il testo fino al termine di tale congestionamento, nella speranza di poterlo utilizzare. In ogni caso lo riconsegna, qualora il Dr. Krebs preferisca proporre la pubblicazione ad un altro periodico.

In effetti Krebs non attese oltre ed inviò l'articolo alla meno nota rivista Enzymologia che lo pubblicò due mesi dopo.

Il biochimico tedesco in realtà non era nuovo a scoperte prestigiose sul metabolismo; sempre lui infatti nel 1932 aveva descritto per la prima volta il ciclo dell'urea (conosciuto anche come ciclo dell'ornitina). Krebs è nato il 25 Agosto 1900.

30 Agosto

- Jacobus Henricus van’t Hoff è considerato uno dei più grandi chimici di tutti i tempi.
Iniziò la sua carriera in ambito organico e prima di completare la tesi di dottorato (una dissertazione sugli acidi cianoacetico e malonico) aveva già fornito la soluzione all'enigma del potere ottico rotatorio che aveva impegnato molti studiosi del tempo. Nel suo lavoro suggerì di considerare le molecole come strutture tridimensionali ed ipotizzò che l'atomo di carbonio tetrasostiutito potesse orientare i gruppi ai vertici di un tetraedro giustificando quindi, con la possibilità di orientazioni diverse, la differenza di attività ottica che veniva misurata sperimentalmente.

A partire dal 1880 l'area di ricerca di van’t Hoff iniziò a mutare passando dalle strutture alle trasformazioni delle molecole, fu in questo periodo che si interessò alla cinetica e termodinamica delle reazioni, allo studio degli equilibri e delle soluzioni diluite, all'affinità chimica.
Durante questi anni furono scoperte numerose leggi ed equazioni considerate ancora oggi basilari come la relazione tra costanti cinetiche e di equilibrio (in seguito ripresa ed approfondita da Arrhenius), la dipendenza della costate di equilibrio dalla temperatura a pressione costante (equazione di van’t Hoff) con la quale è possibile inoltre calcolare l'entalpia di un processo senza effettuare misure calorimetriche; infine elaborò un metodo grafico per conoscere la costante di velocità e l'ordine di una reazione.

Grazie all'applicazione dei metodi termodinamici allo studio delle soluzioni riuscì a razionalizzare i risultati del lavoro sperimentale di Pfeffer che, analizzando il comportamento della pressione osmotica in soluzioni diluite di zucchero, notò una dipendenza da temperatura e concentrazione. Il chimico olandese intuì la similitudine con delle analoghe dipendenze riscontrate da Boyle nel comportamento dei gas e formulò l'equazione per la pressione osmotica con cui, tra l'altro, riuscì a determinare anche alcuni pesi molecolari di sostanze incognite.

“Per la scoperta delle leggi della dinamica chimica e della pressione osmotica nelle soluzioni” fu il primo in assoluto a vincere il premio Nobel per la chimica nel 1901.
Jacobus Henricus van’t Hoff è nato il 30 Agosto 1852.